Caso Santanchè: Inps richiede risarcimento per cassa integrazione indebita durante il Covid, mentre Visibilia Editore propone un patteggiamento.
Nei scorsi mesi la ministra Daniela Santanchè e alcune società a lei collegate, tra cui Visibilia Editore spa, sono state nell’occhio del ciclone.
Al centro del caso vi è l’accusa di truffa aggravata ai danni dell’Inps per presunte irregolarità relative alla cassa integrazione in deroga, percepita durante la pandemia di Covid-19.
Oggi, a Milano, si è tenuta l’udienza preliminare per presunte irregolarità nell’uso della cassa integrazione.
L’Inps e il ruolo di Daniela Santanchè
L’Inps, come riportato da Today.it, ha chiesto di essere ammesso come parte civile nel processo per ottenere un risarcimento non solo dei danni economici subiti, ma anche di quelli d’immagine.
Le indagini hanno infatti rivelato che la truffa avrebbe comportato un pagamento per oltre 20mila ore di lavoro dichiarate falsamente come sospese.
L’accusa sostiene che la ministra e i suoi collaboratori avrebbero “dichiarato falsamente” che i dipendenti fossero in cassa integrazione, quando invece continuavano a svolgere le loro mansioni.
Gli stipendi, inoltre, sarebbero stati integrati con finti rimborsi per spese di viaggio e note spese, in modo da compensare le riduzioni salariali dovute alla cassa integrazione.
Le prove raccolte, tra cui le testimonianze degli stessi lavoratori e gli esiti delle ispezioni, indicano che la ministra era consapevole delle irregolarità.
La richiesta di patteggiamento di Visibilia
Durante l’udienza preliminare, inoltre, Visibilia Editore ha chiesto di patteggiare una sanzione di 23mila euro per chiudere la vicenda.
Tale proposta ha ottenuto il consenso della Procura. Se il giudice accoglierà il patteggiamento, la società eviterà confische o interdizioni.
Per Visibilia Concessionaria, altra società collegata al gruppo, si contestano invece 90mila euro percepiti per sei dipendenti. Mentre Visibilia Editore ha proposto di sanare le cifre indebitamente ottenute per un totale di circa 36.600 euro.
Parallelamente, i legali di Daniela Santanchè hanno richiesto il trasferimento del processo a Roma, sede dell’Inps.
Nonché una riqualificazione del reato da truffa aggravata a “indebita percezione di erogazioni pubbliche“.
La decisione su tali istanze verrà presa il prossimo 23 ottobre dal giudice per l’udienza preliminare. Nel caso di rigetto, la questione potrebbe essere rinviata alla Corte di Cassazione.